UN CAMMINO NUOVO

Relazione introduttiva per il seminario del 13 Ottobre – Hotel Portamaggiore – Roma

Di Beppe de Santis

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CON LA SAPIENZA DEI VIAGGI ASPRI E GENEROSI DEI PADRI

Dieci punti

 

 – I –

Vi è troppa INGIUSTIZIA sulla Terra.

E troppo dolore.

Troppa violenza e guerra.

Troppi umiliati e offesi.

Aumentano le ricchezze prodotte e aumentano le diseguaglianze, gli sprechi, le manipolazioni, le alienazioni. Madre Terra è violata, deturpata, oltraggiata, fino al rischio dell’insostenibilità della Vita stessa sul Globo. Come se l’Uomo non fosse, anch’esso, parte integrante – fragile – della Natura e del Cosmo.

L’intera Umanità è sottoposta, giorno e notte, ad una sorta di MANIPOLAZIONE GLOBALE, un lavaggio del cervello sistematico, per liberare bisogni artificiosi, indurre al consumismo, il più compulsivo possibile. Una delle ultime tecniche di vendita si auto-definisce “NEUROMARKETING”, a sua volta, branca della cosiddetta “Neuroeconomia” (processi di acquisto tramite manipolazione del cervello).

Vi è stato, nell’ultimo mezzo secolo, una concentrazione di tutti i sistemi di potere, di comando, di manipolazione, di dominio VERSO L’ALTO. Come non era mai accaduto nella Storia.

Il Potere è diventato globale.

In un delirio di onnipotenza senza pari.

Poteri globali economici, finanziari, mediali, militari, imperialisti e semi-imperialisti. Perfino, sistemi criminali globali.

Le Persone, le Famiglie, le Comunità, i Territori, le Imprese micro piccole e medie dell’economia reale, le Scuole, l’universo delle associazioni e dei corpi intermedi, gli Enti locali, la gran parte degli Stati piccoli e medi (la stragrande maggioranza tra i 200 Stati complessivi del Mondo) sono stati progressivamente deprivati-in parte- delle loro autonomie, delle loro identità, delle loro libertà, delle loro sovranità, dei loro beni, delle loro originarie speranze.

 

– II –

Un Mondo così non è più tollerabile.

Occorre reagire.

Persona per Persona, Famiglia per Famiglia, Comunità per Comunità, Territori per Territorio, Impresa per Impresa, Scuola per Scuola, Associazione per Associazione, Comune per Comune (e Province e Regioni), Stato per Stato. Ciascuno assumendo la propria, diretta, responsabilità e tempestiva iniziativa, nei propri Luoghi, e, tutti, via via, convergenti, nell’intero Mondo.

Un sommovimento di Civiltà. Diffuso e generale.

Un Movimento di Persone, di Comunità e di Stati. Un Movimento plurale, libero, creativo, concreto e operativo di sperimentazione, di invenzione, di costruzione e ri-costruzione di COMUNITÀ. Di Comunità di PERSONE.

 

– III –

Non è questione di centrali complottiste. È questione di finanz-capitalismo globale speculativo.

Il Mondo d’oggi è sotto il comando reale di 100.000 (centomila!) MULTINAZIONALI GLOBALI, che aggregano 900.000 (novecentomila!) filiali, con una copertura pressoché totale dell’intero orbe terrestre.

Tale conglomerazione, mai vista sulla faccia della Terra, controlla-nella sostanza materiale – la PRODUZIONE, la COMMERCIALIZZAZIONE, l’apparato intellettuale e mediale IDEOLOGICO e pubblicitario, e, per forza e per consenso (egemonia), indirizza- per via diretta o abilmente mediata- il comportamento sistemico degli apparati statuali politici, di sicurezza e geostrategici (cioè, militari).

In termini più generali, il capitalismo globale finanziario e speculativo, ha percorso TRE VIE, interdipendenti e contestuali, ha usato TRE RISORSE, per affermare la propria egemonia (forza +consenso):

  • la MONDIALIZZAZIONE dell’economia, con la totale, selvaggia, sregolata libertà di movimento dei capitali;
  • la completa FINANZIARIZZAZIONE dell’economia, rovesciando il rapporto tra economia reale e sistema monetario e finanziario (l’economia reale posta sotto il tallone di ferro della finanza speculativa)
  • l’uso unilaterale della rivoluzione informatica, con l’INFORMATIZZAZIONE sistemica, innanzitutto, del sistema finanziario, reso potentissimo, dominante, inafferrabile, totalitario sull’intera vita umana.

 

– IV –

Il sistema di potere finanzcapitalistico, chiamato “globalizzazione”

Questa brutale e raffinatissima operazione di METAMORFOSI EPOCALE del Potere l’hanno chiamata “globalizzazione”, la parola-chiave, il verbo del XXI secolo, spacciandola per un fenomeno naturale, per fenomeno oggettivo, fattuale, inevitabile, come la pioggia di primavera. Per fenomeno positivo. Comunque, oggettivo. Storicamente irrevocabile. Inappellabile. Tappa mirabile delle “magnifiche sorti e progressive “della civiltà umana, come e più, molto di più, dell’invenzione della ruota, della bussola, della carta, del motore a vapore…

Si è voluto confondere, in modo truffaldino, una operazione di costruzione di un NUOVO SISTEMA DI POTERE mondiale, da parte del finanzcapitalismo globale speculativo, con un fatto naturale. Si è voluto confondere il tema, questo sì oggettivo, dell’ispessimento delle interdipendenze mondiali (ad esempio, sul fronte della comunicazione digitalizzata, della questione ambientale) con una brutale operazione di riorganizzazione dei poteri forti capitalistici.

E la si è chiamata “globalizzazione”.

Confondendo INTERDIPENDENZA con un SISTEMA DI POTERE, la forma peculiare del potere finanz-capitalistico. La quale, essendo una forma storica, cioè costruita dall’uomo, così come è stata storicamente generata, potrà essere storicamente superata. Se lo vogliamo e sappiamo fare.

 

– V – 

E così, il finanzcapitalismo globale ha assunto il comando del Mondo.

Il finanzcapitalismo globale speculativo, per affermare il proprio domino unilaterale e monopolistico, ha dovuto sbarazzarsi di tutte le barriere, i contrappesi, i vincoli, le istituzioni, i soggetti, i competitori, le idee, che lo potevano frenare e contrastare.

Ha preteso e ottenuto la liquidazione di tutte le norme nazionali e internazionali che regolavano parzialmente il movimento dei capitali, dal “Glass-Steagall Act” usamericano (approvato nel 1933, cancellato da Bill Clinton nel 1999) alla legge bancari italiana del 1936 (abrogata da Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi tra il 1990 e il 1993).

Ha preteso e ottenuto la liquidazione di quasi tutte le norme che regolavano la produzione (compresi ordinari e ragionevoli criteri di qualità e di sostenibilità ambientale), la commercializzazione, la promozione e il movimento delle merci.

I conseguenti esodi biblici dei Popoli- e Sati- martoriati da tale finanzcapitalismo, sono drammaticamente sotto gli occhi di tutti. A partire dall’Africa.

Il finanzcapitalismo ha preteso e ottenuto lo svuotamento di una parte sostanziale delle SOVRANITÀ LEGITTIME E COSTITUZIONALI – sovranità statale, sovranità monetaria, sovranità popolare di gran parte dei 200 Stati del mondo, a partire dai 139 Stati piccoli e micro.

Il finanzcapitalismo, ha inferto un colpo mortale alle COSTITUZIONI formali o materiali, svuotandole, alla Democrazia (ove esistente), alla buona Politica (ove resiliente), a tutte le forme legittime di RAPPRESENTANZA dei Popoli, dei ceti sociali, degli interessi e valori legittimi.

Un massacro globale di istituzioni, costituzioni, democrazie, rappresentanze, solidarietà e identità sociali e comunitarie, valori coesi e solidali mai visto prima.

Insomma, il finanzcapitalismo globale speculativo, a partire dal proprio fondamento materiale, rappresentato dalle 100.000 multinazionali globali (con le 900.000 filiali aggregate), hanno svuotato, in buona parte, gli Stati Sovrani, le Costituzioni e la Democrazie (e le altre, svariate, legittime forme di identità e di rappresentanza vigenti nel Mondo). Il finanzcapitalismo ha svuotato e sostituito – per fortuna, ancora, non completamente – la rete degli Stati sovrani del Mondo.

LE 100.000 MULTINAZIONALI GLOBALI (con le 900.000 filiali) COMANDANO IL MONDO AL POSTO DEGLI STATI.

 

– VI –

Ovviamente, vi è, e resta, una naturale, strutturale dialettica tra la CONGLOMERAZIONE MULTINAZIONALE E GLI STATI.

Che si gioca sui rapporti di forza.

Si tenga presente, in premessa, il quadro generale dei 200 (196 riconosciuti in sede internazionale, altri nel limbo) stati del Mondo, in termini demografici, territoriale, risorsuale e politico-militare.

Ci basta evocare soltanto un indice parziale, seppure determinante, della gerarchia degli Stati: quello demografico.

Ebbene, il quadro che ne sortisce è il seguente:

  • 5 sono gli STATI GIGANTI (da 1,4 miliardi a 200 milioni di abitanti);
  • 17 gli Stati MEDIO-GRANDI (da 199 a 60 milioni);
  • 35 gli STATI MEDIO-PICCOLI (da 59 a 19 milioni);
  • 28 gli STATI PICCOLI (da 18 a 10 milioni);
  • 111 gli STATI MICRO (da 9 milioni a 606 abitanti).

Totale: 196

I grandi Stati, di natura imperialista o semi-imperialista, da dove gran parte delle multinazionali globali hanno avuto origine (magari, per emanciparsi relativamente dalla madrepatria, nel corso del tempo), in linea di massima, costituiscono l’interfaccia e il propulsore funzionale, sotto il profilo politico, istituzionale, apparatizio e militare del potere del conglomerato multinazionale.

Una parte dei 52 Stati medio-grandi e medio-piccoli, a secondo delle contingenze e della fortuna, provano a cavarsela, prevalentemente servendo le multinazionali, e, in parte, resistendo e contrattando, in modo subalterno, se non servile.

Gran parte dei 139 Stati piccoli e micro risultano quelli più sulla difensiva o, già, in rotta più o meno rovinosa.

Si approssima, ci attende una lunga e perigliosa navigazione.

 

– VII –

Navigare, dunque. E navigare in mare aperto.

Che fare, dunque?

Primo:

A questo punto, è ragionevole e responsabile procedere alla CRITICA, scientifica, argomentata, ferma, serrata e sistemica del finanzcapitalismo.

Intanto, FORMAZIONE paziente e rigorosa.

INFORMAZIONE di eccellente qualità.

Stato per Stato, Comunità per Comunità, Casa per Casa.

Intanto, seminagione unitaria.

Azione unitaria. Umile e fiera.

TOLLERANANZA ZERO contro il settarismo.

Intanto, PATRIOTTISMO COSTITUZIONALE trasversale.

Dove possono fraternamente convivere tutte le componenti costituzionali popolari antiche e nuove.

A partire dalle tre componenti storiche fondamentali:

  • la tradizione incorporata nel movimento operaio e popolare storico (di ispirazione socialista riformista e di ispirazione comunista democratica orientata al perseguimento delle vie nazionali e costituzionali al socialismo);
  • la tradizione del cristianesimo democratico;
  • la tradizione repubblicana e liberaldemocratica solidale.

Altre componenti rilevanti:

  • la destra patriottica e costituzionale;
  • l’ambientalismo scientifico e militante;
  • l’umanesimo laico contemporaneo;
  • i movimenti plurali delle donne, che hanno consumato un intero secolo di straordinarie battaglie, quelli che hanno saputo coniugare la dimensione emancipatoria sociale generale con la liberazione, senza separale o contrapporle;
  • i giacimenti spirituali organizzati e carsici delle varie matrici storiche religiose o secolari occidentali e orientali;
  • il pluriverso pulviscolare operante in web, fatto di singoli cittadini, amici, gruppi informali, associazioni formali, blogger rigorosi, giornali online, sintonizzati e sintonizzabili con la visione solidate e comunitaria qui evocata.

Ovviamente, e per primi, tutti i filoni – e le scuole – di impronta keynesiana, degni di questo nome.

Tutti al servizio della PATRIA COSTITUZIONALE.

PER LA SALVEZZA E IL RINSCIMENTO DELLA PATRIA.

Che fare, dunque?

Secondo:

Procedere al contenimento, alla riforma (se possibile), alla destrutturazione (necessaria) di tale malsano finanzcapitalismo. Questo è il nostro dovere, morale, prima che civico e politico. Peraltro, considerata la forza, la protervia, e, la pericolosità di tal finanzcapitalismo, tutti gli esiti sono storicamente possibili.

Non vi è alcun ricettario bell’e pronto. Alcun esito scontato.

Soltanto i folli, gli avventurieri, gli irresponsabili possono pensarlo.

Più percorsi sono possibili.

Più stadi e tappe sono possibili.

Non tutti auspicabili, in egual misura.

1 – Il contenimento e la Riforma.

Tentando – FINO IN FONDO, con sapienza e pazienza – una RIFORMA KEYNESIANA AGGIORNATA al XXI secolo.

Per una economia mista: privato, pubblico, sociale-cooperativo.

Il ripristino aggiornato del COMPROMESSO KEYNESIANO dei “Trent’anni gloriosi”. Un rinnovato compromesso tra capitalismo, da una parte, e, Popolo, Democrazia e Costituzione, dall’altra, che comporterà immane fatica, pazienza, intelligenza, astuzia, sperimentazione dei percorsi.

2 – La destrutturazione.

Che comporterà processi oggettivamente rivoluzionari, e, dolore e lacrime. Sempre meglio del disastro, lo sfracello. Comunque, da parte nostra, nessun catastrofismo banale o deterministico. Nessuna attesa fatalistica del disastro. Il delirio del “Tanto peggio, tanto meglio” non ci appartiene.

3 – La catastrofe, l’apocalisse possibile.

Non auspicabile.

Una profezia funesta.

I cui costi non sono neppure pensabili.

 

– VIII –

È il tempo del RISVEGLIO. Dell’internazionalismo “nuovo”.

V’è bisogno, come detto, di un sommovimento creativo e operoso di tipo molecolare. Casa per casa.

Risveglio civico necessario, ma, non sufficiente.

V’è bisogno, innanzitutto, del risveglio, del risorgimento, del RITORNO degli Stati legittimi e costituzionali. Di ciascuno di essi e di tutti e 200 insieme. A partire dai 139 più piccoli e micro. Contro il finanzcapitalismo globale. Per contenerlo, riformarlo, e/o destrutturarlo.

Per il bene comune dei Popoli.

Per ripristinare le SOVRANITÀ NAZIONALI costituzionali.

Per inverarle nelle forme opportune che il XXI secolo sollecita.

Duecento Stati sovrani che, INSIEME, secondo principio sacro e non negoziabile della PARI DIGNITA si coordinano e cooperano tra loro; sanciscono accordi tra loro (mai umilianti per nessun partner); adottano forme revocabili di confederazione tra loro (Confederazione tra enti sovrani), quando è opportuno; affrontano, deliberano e gestiscono insieme le INTERDIPENDENZE OGGETTIVE (ambiente, comunicazione transmediale, calamità sovranazionali, esodi e immigrazioni).

È questo il fondamento minimo, il minimo sindacale, per così dire, per riconcepire e reimpostare – E FAR BEN FUNZIONARE – un giusto, funzionale e robusto MULTILATERALISMO DEL XXI SECOLO. La rifondazione del multilateralismo del nuovo secolo. Per procedere, poi, su questo fondamento robusto, alla ri-concezione e rifondazione dell’ONU.

Ecco, codesto non è nient’altro che l’INTER-NAZIONALISMO NUOVO, di cui vi è immediato bisogno, come l’aria che respiriamo. Fondato sulla cooperazione paritaria tra Patrie, non sulla sopraffazione nazionalista. La regola principe di cooperazione tra gli Stati-Nazione. La cooperazione strutturale tra NAZIONI, INTER-NAZIONI.

INTERNAZIONALISMO “NUOVO”.

È difficile tutto questo?

Sì, è difficile.

È quasi una UTOPIA? Forse. Impegnativa da realizzare. Certo. Ma, è assolutamente migliore questa quasi-utopia rispetto alla DISTOPIA (utopia negativa) reale, realizzata della COSMOPOLIS FINANZCAPITALISTA, che sta torcendo, trascinando il mondo alla catastrofe.

In questo scenario, è molto incoraggiante il fenomeno in corso, da qualche anno, di critica e rimessa in discussione del GLOBALISMO A TUTTI COSTI. Un fenomeno a difesa delle economie reali nazionali, dell’economia produttiva, contro il finanzcapitalismo globalista speculativo.

L’economia reale contro la rendita.

Fenomeno differenziato e ancora embrionale, e, via via più corposo e significativo, sprigionatosi in varie parti del mondo, a partire dagli Stati Uniti d’America. Un contromovimento antiglobalista, che va incoraggiato e sostenuto.

 

– IX – 

Uno sguardo all’Italia, alla questione europea, al ruolo delle componenti popolari, keynesiane e costituzionali, compresi i cattolici democratici.

Per le forze di matrice e ispirazione costituzionale, forze antiche e forze nuove, È IL TEMPO DI UNA RESPONSABILITÀ NUOVA E UNITARIA. A partire da uno sguardo, insieme, sapiente e critico sulla Grande Storia, che ci ha preceduto. Siamo dentro Tempi Nuovi, e tumultuosi, veloci, metamorfici. Con i quali fare i conti. Sì, con sguardi nuovi, con apertura, generosità, speranza. Ma con la sapienza critica delle RADICI.

Perché, SENZA RADICI NON C’E’ FUTURO.

Vi è un filo rosso della Grande Storia da tenere in conto:

  • Le rivoluzioni tecnologiche e industriali del Settecento, dell’Ottocento, del Novecento, del Duemila;
  • le rivoluzioni nazionali, politiche e sociali dell’evo moderno (fine XV secolo-inizi XIX);
  • la rivoluzione inglese del Seicento, la rivoluzione americana (conclusasi nel 1783, con il riconoscimento dell’indipendenza);
  • la rivoluzione francese (1789-99);
  • la rivoluzione del 1948;
  • la progressiva riarticolazione del TERZO STATO (borghesi, contadini e operai contro aristocrazia e clero) nel conflitto borghesia-proletariato;
  • il Manifesto del Partito Comunista di Marx e Engels del 1948;
  • la nascita e lo sviluppo dei Movimenti operai e proletari organizzati di plurima ispirazione (matrici socialista utopista, socialista scientifica, anarchica e anarco-sindacalista);
  • la Comune di Parigi (18 marzo-28 maggio 1871);
  • la prima globalizzazione capitalistica di fine Ottocento;
  • la serie delle Internazionali socialiste e comuniste;
  • la inquietante parabola dalla Belle Epoque alla Grande Guerra (luglio 1914- novembre 1918);
  • la rivoluzione messicana (1910-1917), con la prima Costituzione a riconoscere le garanzie sociali e i diritti ai lavoratori;
  • la rivoluzione d’ottobre del 1917;
  • la nascita e lo sviluppo del movimento operaio e contadino italiano dai Fasci siciliani dei lavoratori (proletariato urbano, braccianti agricoli, minatori e operai) tra il 1891 e il 1894 al “Biennio rosso” -1919-20- delle lotte operaie e contadine culminanti nell’occupazione delle fabbriche nel Nord;
  • il fascismo e il nazismo;
  • la crisi capitalistica globale del 1929, proiettatasi nell’intero decennio successivo;
  • la Seconda Guerra mondiale (1939-45);
  • la Resistenza antifascista e antinazista, e, la lotta di Liberazione;
  • la Costituzione del 1947-48;
  • oltre un quarantennio di Guerra Fredda;
  • frattanto, le tre gigantesche ondate di decolonizzazione, degli anni Quaranta (India1947 e gran parte del Sud-Est asiatico), degli anni Cinquanta (a partire dall’Africa settentrionale), degli anni sessanta (a partire dall’Africa subsahariana e altri Paesi asiatici);
  • la mescolanza di istanze indipendentiste, nazionali e sociali – e socialiste-nel percorso di alcuni Paesi grandi, medi e piccoli, a partire dalla Cina maoista;
  • la parabola del neoimperialismo USA, con la vicenda emblematica della guerra del Vietnam (1955-75) e gran parte dell’America Latina concepita come “giardino di casa”;
  • qualche caso di peculiare rivoluzione nazionale e socialista, come quella di Cuba del 1959 e tentativi di emulazione drammaticamente falliti;
  • in Occidente e in Europa occidentale, l’allora Nord del Mondo, la performance dei “Trent’anni gloriosi”, diciamo keynesiani, dal 1945 al ’75;
  • le conquiste sociali, civili e politiche nel trentennio, comprese l’esplosione di ardite speranze, e, contraddizioni, e, illusioni, nel biennio operaio e studentesco del 1968-69, in alcuni Paesi occidentali;
  • il percorso democratico e innovativo, denso di fatiche e speranze, del Cile di Allende, stroncato nel sangue e nella feroce dittatura neoliberista di Pinochet, promossa e sostenuta dagli USA e, poi, implementata dai “Chicago boys” del maestro ultraliberista Milton Friedman (1970-73);
  • a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, il logoramento progressivo e il crollo dell’intero sistema del SOCIALISMO REALE, dell’URSS e del PATTO DI VARSAVIA, una apocalisse geopolitica, che ha determinato OGGETTIVAMENTE un vuoto, uno squilibrio geopolitico strutturale e devastante, lasciando mano libera al finanzcapitalismo in fieri e alle pratiche aggressive, comprese le illusioni di onnipotenza, all’imperialismo americano, come dimostrato dalla tragedia irachena dal 2003 in poi;
  • il contrattacco asimmetrico del grande capitale (guerra di classe unilaterale), a partire dagli anni Settanta fino ad oggi (45 anni di pestaggio), contro Popoli, conquiste sociali e lavoristiche, Stati, Costituzioni e Democrazie, nella nuova forma di finanzcapitalismo globalista;
  • la terribile Crisi Globale del 2007-08, prodotta da codesto finanzcapitalismo globale e speculativo, nell’intero Mondo e anche in Europa, in questo ultimo caso, con gli ulteriori contraccolpi negativi determinati dalla ferrea struttura austeritaria e antipopolare assunta dall’Unione Europa e dal suo peculiare sistema monetario (crisi aggiuntiva del 201-12, emblematizzata dalla tragedia greca).

Le forze genuinamente popolari, quelle protagoniste della nostra storia repubblicana, dal 1945 i poi, sia esse keynesiane di sinistra, sia keynesiane moderate, sono, ciascuna in modo peculiare, figlie ed eredi di questa grande storia moderna e contemporanea. Con le sue luci, e, con le sue ombre. Con lo sviluppo umano conseguito, con le sue contraddizioni laceranti, con le cadute, anche con le tragedie registrate. Con le sue grandezze e con le sue miserie.

La parte progressiva e attuale di questa storia va ereditata, verificata, riclassificata, rinnovata, inverata nei nuovi scenari del XXI secolo. La parte caduca ed errata, va liquidata. Occorre buttare l’acqua sporca, non il bambino.

Essenzialmente le forze di matrice e ispirazione costituzionale, le forze popolari – nella sostanza – keynesiane, le forze popolari di diversa, eppure convergente, ispirazione socialista, social-comunista, cattolico-democratica, liberaldemocratica keynesiana e solidale, hanno contribuito al miracolo della Resistenza, della Costituzione, del “trentennio glorioso”:

questo è il punto storico-politico centrale da tener presente, e, dal quale muovere, di nuovo.

Al declinare del secondo decennio del XXI secolo.

In questo quadro, va ripensato, rielaborato, rinnovato il migliore patrimonio politico e culturale di tutte le più vivide correnti di matrice costituzionale, quelle di sinistra e quelle moderate, quelle storicamente di ispirazione socialista, quelle di ispirazione laico-progressista e quelle di ispirazione cattolico democratica.

Insieme a nuove correnti progressive, che trovano nella Costituzione del 1947 il loro fondamento e il minimo comun denominatore. L’obiettivo comune è salvare e ripristinare la costituzione del 1947 (a partire dall’abolizione dell’artico 81, che svuota lo Stato della sostanza dei suoi poteri sovrani) e ricostruire un assetto keynesiano, un RINNOVATO COMPROMESSO KEYNESIANO IN ITALIA E ALTROVE.

È questa la sostanza del “PATRIOTTISMO COSTITUZIONALE”.

Sempre, in questo quadro, va riconsiderato, rinnovato e valorizzato il patrimonio più vivo del cattolicesimo democratico, che ha registrato, al suo interno, anche un forte filone popolare, keynesiano e genuinamente di sinistra.

Conviene spendervi qualche notazione specifica.

Agli albori del Novecento, attraverso un ventennio di laboriosa e travagliata ricerca e sperimentazione, fu l’irruzione in Politica del movimento cattolico democratico, in concorrenza e dialettica con il già vigoroso movimento laburista e socialista ,e, superando la disposizione della Santa Sede del divieto ai cattolici di partecipare alle elezioni politiche e amministrative (“Non expedit”), a seminare le premesse del superamento dello Stato elitario e censitario liberale del primo cinquantennio dell’Italia unitaria.

Nel 1919, Don Luigi Sturzo, dopo vent’anni di generosa, dura e geniale attività pastorale, culturale, civile, politica, amministrativa, fonda il Partito Popolare Italiano, lanciando lo storico “Appello ai Liberi e Forti”.

Il successivo ventennio fascista interrompe sciaguratamente questo straordinario percorso.

Don Luigi, già cinquantatreenne, e, provato da mille battaglie e fatiche, è costretto all’esilio. Per quasi un quarto di secolo, dal 1924 al 1946. Frattanto, la componente cattolica della Resistenza contribuisce a riscattare l’onore dell’Italia, contribuendo eroicamente alla Liberazione della Patria nel 1945.

La Costituzione repubblicana del 1946-47 sancisce uno dei più grandi capolavori del cattolicesimo democratico italiano, in uno sforzo dialettico, ma coesivo e solidale, con le altre due componenti ideali e politiche fondamentali del Popolo italiano, quella di ispirazione laburista social-comunista, e, quella liberaldemocratica e solidale.

Il nucleo strutturale e propulsivo di tale sapientissima sintesi è rappresentato dal compromesso tra il grande capitale e il Popolo – e la democrazia repubblicana – il COMPROMESSO KEYNESIANO.

Vale a dire, la virtuosa compresenza tra le tre componenti fondamentali dell’ECONOMIA e della composizione sociale pluralista e interclassista: la componente privata, la componente pubblica, la componente sociale e cooperativa. Un assetto economico, sociale e politico ispirato ad una SUSSIDIARIETA verticale e orizzontale.

Una Costituzione solida ed equilibrata, contro ogni estremismo mercatistico e statalistico. Un capolavoro dei Padri.

IL TRENTENNIO GLORIOSO 1945-75:

Nel costituzionale compromesso keynesiano risiede il segreto del successivo TRENTENNIO GLORIOSO 1945-75, come definito in storiografia: il miracolo economico, la germinazione ed estensione della vastissima classe media, la tenuta della coesione sociale-territoriale e della democrazia italiana (sì giovane e fragile, eppur resiliente), l’affermazione clamorosa dell’Italia come quinta-quarta potenza manifatturiera mondiale, un benessere distribuito, uno Stato sociale degno di tal nome, pur con tutti gli squilibri connessi.

Il cattolicesimo democratico italiano è stato – e storicamente resta – autore e protagonista essenziale di questo successo storico, insieme alle altre componenti popolari e keynesiane fondamentali di ispirazione socialista e di sinistra.

Pensiamo, ad esempio, alle audaci POLITICHE MERIDIONALISTE di quel trentennio, pur con tutti i limiti e storture del caso. Il successo storico sostanziale e indubitabile della CASSA PER IL MEZZOGIORNO, nel trentennio 1950-80, ormai acclarato anche in sede storiografica. Ebbene, si ricordi che lo stratega, l’animatore indomabile di quella illuminata esperienza è stato Pasquale Saraceno, il cattolico democratico della Valtellina, massimo tra i meridionalisti, alla pari con Sturzo, Gramsci, Dorso, Salvemini.

E sì, l’Italia del trentennio glorioso, quella che i nemici del popolarismo vero e genuino, cioè keynesiano, le oligarchie, i poteri forti di varia genia, e gli utili idioti di turno, spesso, sempre più impuniti, sbeffeggiano come “L’ITALIETTA DELLA LIRETTA”.

IL CONTRATTACCO DELLE OLIGARCHIE GLOBALISTE

Contro le conquiste del popolarismo democratico e keynesiano, non poteva non esserci la risposta, e il contrattacco, del grande capitalismo, via via fattosi globalista. Per rendersi occultabile e inafferrabile dalle democrazie keynesiane post-1945, incardinate nei legittimi e costituzionali Stati-Nazione.

E il contrattacco vi è stato. Aspro, avvolgente, a tutto campo, in tutto il Mondo. A partire dalla metà degli anni Settanta del Novecento.

Tutto è stato messo in discussione, e, sovvertito: le fatiche secolari di più generazioni di popolari di ispirazione cristiana, socialista e liberaldemocratica progressista: lo Stato sociale, i diritti del lavoro, l’esistenza stessa di autonomie locali degne di questo nome, lo Stato di diritto nella sua dimensione materiale (i diritti sociali fondamentali, senza i quali la democrazia e senza fondamenti),la Costituzione stessa, la democrazia costituzionale (gli analisti narrano dell’attuale POST-DEMOCRAZIA) con conseguente distruzione-autodistruzione dei Partiti (della FORMA-PARTITO STESSA) e indebolimento e umiliazione dell’intera rete dei corpi intermedi. A partire dalla famiglia. A seguire, le autonomie locali, i sindacati, l’associazionismo libero, le scuole e le università. Le parrocchie. Sì, persino, le parrocchie.

Alcuni ricorderanno lo sciagurato auspicio, la nefasta profezia, contenuti nel Rapporto del 1975 della cosiddetta Commissione Trilaterale, “La crisi della democrazia. Rapporto sulla governabilità della democrazia”.

È risultato delegittimato, logorato, svuotato, in parte demolito, lo STORICO COMPROMESSO KEYNESIANO, tra DEMOCRAZIA E GRANDE CAPITALISMO, tra POPOLO E CAPITALISMO, tra COSTITUZIONI (costate dolore e sangue) E CAPITALISMO.

Il capitalismo globale finanziario e speculativo ha sferrato un attacco strategico contro il capitalismo keynesiano dell’economia reale e della mappa delle medie piccole e medie imprese (il tesoro economico sociale e civile d’Italia). Disarmando, così, tra gli altri, gli Stati sovrani, le Costituzioni, la Democrazia, la Politica, i Partiti, i Sindacati, i Corpi intermedi, le Famiglie, le micro, piccole e medie Imprese. Dando un colpo mortale ai ceti popolari e medi.

Disarmando, così, le forze democratiche popolari. Compreso il cattolicesimo democratico keynesiano.

QUATTRO ATTEGGIAMENTI E COMPORTAMENTI degli attuali eredi del cattolicesimo democratico e degli eredi della sinistra storica da combattere e liquidare.

Allora, che fare? Far finta di non vedere? Non voler neppure capire. Come nella metafora per cui “la foresta è tanto fitta da non vedere più i singoli alberi”.

Attendere? All’infinto. Della serie “ha da passà a nuttata”. Ma, sono trascorsi già quarant’anni, dall’esplodere delle mutazioni, che ci hanno travolto.

Galleggiare? “Nel mondo grande e terribile”. Tra impotenza, velleità, subalternità, irrilevanza reali e retoriche cristiano-solidaristiche. Che risultano irrilevanti, risibili, irritanti agli occhi di milioni di cittadini, laici e cristiani, impoveriti e, anche, furenti. Che si sentono RADICALMENTE TRADITI.

Svendersi? E collaborare. Da servi sciocchi. Accettare l’attuale come “il mondo migliore possibile”. Acquisire le attuali perversioni del finanz-capitalismo globale speculativo come DATO DI NATURA, FATTO NATURALE E NON OVVIAMENTE – come è – STORICO. Quindi modificabile, riformabile.

Consideriamo, in breve, le gravi contraddizioni nelle quali è scivolata una parte significativa del cattolicesimo democratico, o meglio, la parte prevalente delle loro leadership vere o presunte, nell’ultimo trentennio, rispetto al corpus sostanziale della stessa DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA.

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA VERSUS LA FINANZA PREDATORIA PROPRIA DEL CAPITALISMO GLOBALISTA

Insomma, che c’entrano questi quattro comportamenti, queste rese, queste autentiche vigliaccherie, questi opportunismi, questi tradimenti con il CRISTIANESIMO, CON LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA?

Che c’entrano questi atteggiamenti, e comportamenti, con il recentissimo, straordinario Documento della Congregazione per la dottrina della Fede, contro la finanza predatoria, dal titolo Oeconomicae et pecuniariae questiones (“Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario”).

Se le radici, feconde e non periture, del cattolicesimo democratico sono nella Chiesa, in particolare, nel patrimonio della dottrina sociale della Chiesa, è da qui che bisogna ripartire. Presto e bene.

LA TRAPPOLA DELLA QUESTIONE EUROPEA

Ma, tanta parte delle cattive classi dirigenti d’Italia e d’Europa, compresi residui drappelli autodefinitisi “cattolici democratici”, negli ultimi trent’anni, ha preferito inseguire chimere, facili e vacue retoriche, vie di fuga, veri e propri percorsi manipolatori, e, auto-ingannatori. Stiamo parlando della difettosissima costruzione dell’odierna cattiva UNIONE EUROPEA.

Il paradigma ideologico assunto è, grosso modo, il seguente:

  1. c’è la GLOBALIZZAZIONE, interpretata come “fenomeno naturale” nella sostanza positivo, e, comunque, come dato di fatto oggettivo e inevitabile, col quale e nel quale occorre allegramente convivere;
  2. l’Italia (diventata “Italietta”, nel suicida sfottò di moda) è troppo piccola e fragile, per farcela da sola, per ben competere nel mondo globalizzato;
  3. di necessità, bisogna aggregarsi ad altri (anche nel senso di diventare “gregari” di qualcun altro ritenuto vincente, ad esempio, la Germania);
  4. e, allora, cosa vi può essere di più facile se non trasformare la tradizionale cooperazione europea inter-statale (di taglio para-keynesiano) in una vera e propria Unione Europea, addirittura sognando, facendo balenare, spacciando, millantando ai propri Popoli fiduciosi la, non remota, costruzione degli STATI UNITI D’EUROPA (USE, MODELLO USA)? Dopo la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) del 1951, la CE (Comunità Economica) del 1957 (Trattato di Roma), la CEE (Comunità Economica Europea) del 1967, via alla costruzione, alla grande della UE, attraverso il Trattato di Maastricht (1992), fino al “GRANDE BALZO” DEL 2000-2002 CON L’EURO (Trattato di Lisbona), per finire nella ciclopica crisi del 2008-2011, fino alla delegittimazione e degradazione in corso. Frattanto, i sedotti e inconsapevoli Popoli europei si sono ritrovati a trapassare da un generalizzato SISTEMA KEYNESIANO, a trazione nazionale e inter-statale, ad un totalizzante e assolutista SISTEMA NEOLIBERISTA-ORDOLIBERISTA HAYEKIANO, a trazione teutonica, con un Palamento europeo che non fa le leggi (ma, fa consultazione) e una Commissione europea che non è un governo VERO E DEMOCRATICO ( ma, riclassifica, smista – e nei fatti impone – gli ordini del nucleo europeo dominate a trazione tedesca;
  5. se questa è la via maestra, allora, diamoci da fare a smantellare le vecchie e trite SOVRANITÀ COSTITUZIONALI (sovranità nazionale, sovranità monetaria, sovranità popolare), da considerare anticaglie disfunzionali ( alle nuove “magnifiche sorti e progressive” del Super-Popolo europeo), pericolosamente sovversive perché nazionaliste, tendenzialmente guerrafondaie e xenofobe) ,e, giacché ci siamo, smantelliamo pure la logora Costituzione, alla faccia della retorica dei poveri padri costituenti;
  6. così, la nuova GRANDE EUROPA, assorbite, divorate e liquidate le varie, fragili, sconquassate Italiette, Greciette e così via (tutte al servizio del nuovo comando tedesco), può finalmente competere alla pari, con i mega Stati imperiali o semi-imperiali( gli Usa, la Cina e la Russia),con gli altri Stati grossi e/o forti ( Giappone, India, Brasile, Sudafrica) e con quelli di media stazza e potenza, e, polverizzare in potenza la miriade degli Stati piccoli e lillipuziani, che restano la maggioranza , nel complesso dei circa 200 Stati del Mondo.

Questo è il paradigma ideologico-politico per cui le nostre classi dirigenti ci hanno cacciato nella trappola dell’Unione Europea.

PER UNA CONFEDERAZIONE DEGLI STATI SOVRANI D’EUROPA AD IMPRONTA KEYNESIANA

Questa operazione risulta, ora, sostanzialmente fallita o in via di rapido fallimento. Le alternative che abbiamo di fronte sono tre, e, soltanto tre, oltre l’alternativa del disastro inerziale:

  1. CONTINUARE COME PRIMA, come se non ci fossero problemi irresolubili. Restando con la testa sotto la sabbia.
  2. COSTRUIRE, bene e presto, GLI STATI UNITI D’EUROPA (USE). Suggestione, evocazione, vaga fantasia, fantasmatico orizzonte retorico più che progettuale, senza alcun fondamento storico, culturale e politico possibile.
  3. PROMUOVERE, al posto della sgangherata e errata Unione Europea attuale, una rinnovata CONFEDERAZIONE D’EUROPA. DI PROFILO ASSOLUTAMENTE INTER-STATUALE, cioè fondata sul ripristino e rispetto di ciascuna e di tutte le SOVRANITÀ COSTITUZIONALI.

Frattanto, ciascuno Stato, con propria fatica e ingegno, e, l’insieme degli attuali Stati parzialmente desovranizzati lavoreranno per ripristinare, nelle forme aggiornate che la Storia richiede, gli ASSETTI KEYNESIANI NECESSARI, i soli in grado di realizzare una buona mediazione tra grande Capitalismo, da una parte, e, Popolo, Costituzione, Democrazia e buona Politica, dall’altra.

INTANTO, 4 FONDAMENTI E 4 VIE PER LA RINASCITA DEL CATTOLICESIMO DEMOCRATICO:

Nello scenario generale d’Italia, alla fine del secondo decennio del XXI secolo, scenario pesante sotto il profilo economico-sociale (povertà diffusa e progressiva, disoccupazione giovanile sistemica, precariato umiliante, Stato sociale impoverito logorato e in affanno, sud con dati economici inferiori a quelli della martoriata Grecia), inquietante sotto il profilo civile e politico (il prevalente sentimento di furore del nostro Popolo contro le classi dirigenti, specie tradizionali), vi sono ancora centinaia di migliaia, alcuni milioni di cittadini, che sono di formazione e orientamento cattolico democratico e che si percepiscono tali.

Per rinascere, il cattolicesimo democratico deve tornare alle proprie radici, alla propria storia profonda, alle proprie tavole dei valori.

Intanto, sotto tre profili originari e un quarto profilo nuovo (la matrice genetica, il DNA:

  1. la DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA;
  2. tutela, ripristino e applicazione della COSTITUZIONE DEL 1947, a partire dal suo impianto strutturalmente keynesiano e dagli articoli relativi ai DIRITTI SOCIALI;
  3. riscoperta, valorizzazione del PATRIMONIO MIGLIORE DEL POPOLARISMO STURZIANO E DEL CATTOLICESIMO DEMOCRATICO della prima fase repubblicana, tenendo presenti figure esemplari quale il grande meridionalista Pasquale Saraceno:
  4. incorporazione teorica, strategica e programmatica della visione e della pratica dell’ECOLOGIA INTEGRALE, la cura del creato, la cura della CASA COMUNE.

 

– X –

LA QUESTIONE SOCIALE E LA QUESTIONE ECOLOGICA sono diventate, nel breve volgere di un cinquantennio, le due facce della stessa medaglia.

Abbiamo imparato, dagli antichi maestri (in questo punto cardinale non contraddetti dalla Storia successiva), che già il capitalismo ottocentesco era fondato sulla legge bronzea e implacabile, incrementale e geometrica, dell’ACCUMULAZIONE PER L’ACCUMULAZIONE.

Del profitto per il profitto. Della mercificazione totale e totalitaria. Dal lavoro ai consumi, dalla famiglia ai figli, dal tempo (il finanzcapitalismo ha abolito anche la notte, negli ultimi decenni, oltre il fine settimana festivo) all’immaginario collettivo, dai pensieri ai corpi, dall’infanzia (abolita) al gioco dei bimbi e degli adulti. Dell’imperio assolutistico dei valori di scambio.

Ma, è ovvio, accumulazione per l’accumulazione significa consumo per il consumo (non per il ben vivere), consumismo per il consumismo, crescita per la crescita. Costi quel che costi. Compresa la devastazione, cinica, violenta, inarrestabile di Madre Terra.

Il lungo ciclo storico della crescita infinita è giunto, ora, al suo termine.

La resa dei conti è sopraggiunta anche da questo profilo.

Peraltro, andiamo qui a rilevare, ahinoi, uno dei grandi difetti teorici e strategici dei nostri maestri, che pur restano attuali nelle altre scoperte ( l’accumulazione per l’accumulazione, l’esistenza e la rilevanza del conflitto sociale e classe, l’afflato e il perseguimento per la massima eguaglianza possibile sulla Terra):il modello interpretativo deterministico e significativamente meccanicistico dello sviluppo e della Storia più in generale, all’interno di una più generale filosofia positivistica. Questo aspetto determinante- dell’approccio teorico dei padri- si è rivelato infondato, errato, distorsivo e pericoloso.

Insieme ad altre coordinate critiche e filosofiche, quali, ad esempio, la previsione della estinzione- più meno meccanicistica anch’essa- dello Stato, e, la condanna totale dell’orizzonte religioso e del patrimonio, al contrario, fecondo e vitale, della spiritualità di origine religiosa, anche ai fini dell’insorgenza rivoluzionaria.

È tempo di incardinare, presto e bene, nella teoria e nella prassi delle forze popolari, progressive, innovatrici e -quando è necessario- rivoluzionarie, assieme alla fondante contraddizione capitale-lavoro, che resta cardinale, anche la CONTRADDIZIONE ECOLOGICA.

Per avere un punto di confronto, alto e aggiornato, basti evocare una intera gloriosa filiera di studi e contributi operativi, che vanno dalle opere di Nicholas Georgescu Roegen (economista e filosofo rumeno di matrice marxista), fondatore della “economia ecologica”, alle opere di Gregory Bateson (antropologo e sociologo britannico), alle recenti opere di Edgar Morin (sociologo e filosofo francese),al filone del pensiero complesso ed olistico, all’elaborazione – oramai sterminata- del filone detto dell’ambientalismo scientifico internazionale e italiano (Laura Conti, Enzo Tiezzi, Marcello Cini, Antonio Cederna, Giorgio Nebbia, Fulco Pratesi, Walter Ganapini, tanto per citarne alcuni), alle buone pratiche (scartando quelle meno convincenti) di oltre 50 anni di storia, fino al filone peculiare dell’eco-socialismo o socialismo verde.

In sintesi queste umili note tratteggiano le seguenti coordinate di pensiero e azione:

  1. la critica e il conflitto per il contenimento e il superamento del sistema di potere mondiale del FINANZCAPITALISMO GLOBALE SPECULATIVO;
  2. la concezione e la promozione di un INTERNAZIONALISMO “NUOVO”, fonato sul ripristino e rilancio delle legittime e costituzionali SOVRANITA’ di ciascuno e tutti i 200 stati del Mondo, secondo principi di cooperazione paritaria, in forme di Confederazioni inter-statuali (laddove opportuno, condiviso e funzionale);
  3. la concezione e la promozione dell’economia sostenibile, della partecipazione, della democrazia, della vitalità delle identità aperte e dialoganti DAL BASSO verso l’alto, un sommovimento nazionale e universale di COMUNITÀ, UN MOVIMENTO COMUNITARIO delle persone, delle famiglie, delle comunità locali, delle micro piccole e medie imprese, dei comuni e così via, anche quale fondamento del risveglio del rinascimento degli Stati, necessaria cerniera intermedia tra le Patrie e il governo interstatuale delle INTERDIPENDENZE di natura sovranazionale. Questa rete di comunità assume, tra le altre, la funzione di MOVIMENTO DI RESISTENZA – e di contrattacco – DELLE ECONOMIE REALI TERRITORIALI contro l’attuale strapotere rapinoso del finanzcapitalismo;
  4. destrutturazione dell’attuale Unione Europea, compresi gli attuali meccanismi monetari, e promozione di un percorso per una CONFEDERAZIONE EUROPEA DEGLI STATI SOVRANI;
  5. riconvesione ecologica dell’economia e della società, per UNA ECOLOGIA INTEGRALE;
  6. patto di intesa e d’azione unitario tra tutti I PATRIOTI COSTITUZIONALI D’ITALIA, appartenenti a tutte le componenti ideali, che si riconoscono nella Costituzione, con una regola preliminare di TOLLERANZA ZERO contro i settarismi – e i minoritarismi – di ogni risma e specie.

Noi, con umiltà e fierezza, nominiamo questo impegno col nome semplice di PATRIOTTISMO COSTITUZIONALE.

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