Di seguito pubblichiamo il comunicato che esprime la posizione ufficiale del Centro Studi per il Patriottismo Costituzionale in merito ai progetti di regionalismo differenziato. Il comunicato segue un approfondito studio dell’argomento e un lungo dibattito al nostro interno. Se condividi la nostra posizione, fai circolare il nostro documento.
Non intendiamo fermarci a un semplice documento. Il regionalismo differenziato è una vera e propria bomba atomica posta sotto la nostra penisola. Nei giorni prossimi pubblicheremo articoli, documenti, estratti da libri. Seguiteci.
Noi componenti del Centro Studi per la promozione del Patriottismo Costituzionale, dopo un attento esame delle ipotesi e bozze di intesa tra il Governo e le tre Regioni di Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto per l’attuazione del cosiddetto regionalismo differenziato, esprimiamo la più viva preoccupazione per le gravi ricadute che una eventuale approvazione da parte del Parlamento di questo tipo di provvedimento avrebbe sulla tenuta socio-economica del Paese. Al contempo, riteniamo che un intervento dalle conseguenze così penetranti sugli assetti politico-istituzionali del Paese, prima di approdare in Parlamento avrebbe meritato senz’altro una discussione assai più prudente, aperta e partecipata nel Paese tutto, tale da soppesare tutte le sue conseguenze.
Secondo noi, il via libera del Parlamento al regionalismo differenziato significherebbe:
- la regionalizzazione di intere materie, che per conservare una loro coerenza e funzionalità allo sviluppo dell’intero paese non possono che essere nazionali: la scuola, la sanità, le infrastrutture di interesse nazionale (appunto), la comunicazione;
- la regionalizzazione della politica estera, con la conseguente naturale (e già preventivata e in qualche caso avviata) progettazione di percorsi e destini diversi e centrifughi;
- l’accettazione da parte del Parlamento di un presupposto che anticipa e svela l’obiettivo dei proponenti: infatti, votare senza discutere l’intesa raggiunta da governo e regioni significa considerare le regioni già preventivamente come degli stati esteri;
- l’accettazione da parte del Parlamento di delegare al governo e alle regioni richiedenti e a commissioni tecniche da loro nominate materie delicatissime che coinvolgono i destini di tutti noi Italiani, in coerenza con il credo europeo secondo cui governare i processi che riguardano gli uomini è faccenda che riguarda i tecnici;
- l’abbandono definitivo dell’impegno da parte dello Stato di assicurare livelli essenziali di prestazione garantiti in tutto il territorio nazionale, livelli sanciti dalla Costituzione, ribaditi dalla legge 42 del 2009, che intendeva attuare il federalismo fiscale, e mai posti in essere anzi, tradotti nella sanzione materiale se non formale della loro differenziazione territoriale, perché la nostra costituzione materiale non è basata sui diritti sociali dei cittadini, bensì sul pareggio di bilancio e i diritti dei creditori e dei mercati finanziari;
- legare i fabbisogni in termini di servizi dei cittadini alla capacità fiscale dei territori, e quindi regionalizzare e di conseguenza differenziare i diritti sociali degli Italiani (ma allora, per quale ragione dovremmo restare insieme?);
- assimilare completamente, di fatto costituzionalizzare, l’ideologia e l’impostazione tedesche della «competizione virtuosa» tra territori regionali, esattamente quella impostazione delle relazioni economiche tra gli stati che vige sin da Maastricht nell’Unione europea e che ha massacrato i Greci, sta spaccando l’Europa, ne sta aumentando i conflitti interni, da vent’anni ci sta impoverendo e che infine sta trasformando l’Europa in un problema per il mondo intero.
Ma siccome il futuro possibile è frutto di un passato certo, è cosa buona e giusta sottolineare chi ci ha ficcato in questo pasticcio che rischia di rivelarsi letale per l’Italia. E gettando lo sguardo al passato arriviamo sino al 2001, e lì troviamo gli Apprendisti Stregoni, i Giocatori d’Azzardo che ci hanno incatenato a una puntata sbagliata nel gran tavolo da gioco della storia. In quell’anno, infatti, tra il 28 febbraio e l’8 marzo, il centro-sinistra dei vari Prodi, D’Alema, Veltroni, Amato, Ciampi e scampoli, approva a maggioranza la riforma costituzionale che oggi sta producendo questi neri frutti avvelenati. Proprio la stessa esatta maggioranza che ci ha ficcato a tutti i costi nell’euro. La nuova sinistra liberista, europeista, globalista e oggi coerentemente no-border e “buona”. Mai fallimento storico fu più clamoroso, e mai si vide tanta ostinata e ottusa resistenza nel non ammettere i propri errori. Perché le richieste del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia-Romagna sono la necessaria, e in fondo comprensibile se non giustificabile, conseguenza di politiche volute fortemente e avviate dalla classe dirigente del centro-sinistra uscito fuori dallo tsunami politico-giudiziario dei primi anni Novanta del secolo scorso. Quella classe dirigente che ha abbracciato, sostenuto, legittimato tutte le politiche austeritarie e liberiste dell’Unione europea, tutte le cessioni di sovranità che sono alla base dell’attuale “ognun per sé e Dio per tutti” che oggi sembra essersi imposto nel nostro Paese. Decisamente la peggiore classe dirigente della storia dell’Italia.
Ma in fondo, la verità semplice e vera è che uno stato che avvia contemporaneamente un processo di cessione di sovranità, monetaria prima di tutto, a una istituzione sovranazionale e un processo di cessione alle regioni del governo di materie come quelle indicate nell’art. 117 della Costituzione, è uno stato destinato inesorabilmente alla inutilità. O meglio: è uno stato il cui unico compito è quello di governare gli inevitabili conflitti sociali con la forza e la violenza. E in cui il vero capo del governo sarà il ministro dell’interno. Un perfetto stato neoliberista. Il paradiso delle multinazionali.
Noi siamo convinti che gli Italiani possono risorgere da questo grave momento solo recuperando un sentimento veramente inclusivo di Patria e lo stesso spirito che animò nell’immediato dopoguerra i nostri Padri Costituenti. Facciamo quindi un appello al Presidente del Consiglio Conte, al governo tutto, ai parlamentari del Movimento 5 Stelle, a quei parlamentari della nuova Lega che sinceramente hanno aderito al progetto sovranista di Salvini, e infine a tutti i parlamentari della Repubblica sinceramente patriottici, per chiedere:
FERMATEVI!!! FERMATELI!!!
e dopo esservi fermati e averli fermati, ragioniamo con calma sul Nostro futuro, prendendo in considerazione le ragioni di tutti, ma partendo prima di tutto dalle cause e condizioni di questo nostro pessimo presente.
I Patrioti Costituzionali