di Patriottismo Costituzionale
La Sinistra e la Scintilla è un recentissimo libro di Giuseppe Provenzano, il nuovo ministro per il Mezzogiorno del governo giallo-rosa. La sua lettura è di estremo interesse, perché dà la risposta a una domanda: perché il presente è della destra? La risposta è semplice: perché i trentenni-quarantenni di sinistra sono irrimediabilmente persi dietro miti, sogni, chimere e incantesimi, il più potente dei quali è il mito Europa (l’altro è la società aperta). Governare guidati da miti e sogni, e ancor di più se si è preda di incantesimi, può portare solo alla sconfitta. Che poi è quello che sta accadendo alla sinistra in tutto l’impero d’Occidente. Non riesci a capire perché il popolo non riconosca la tua superiorità morale e intellettuale e si affidi ai buzzurri di destra. Ti irrigidisci e distribuisci accuse di fascismo e razzismo a chiunque ti stia antipatico. Ti arrocchi nella tua torre del potere, dove solo la tua funzionalità al progetto del grande capitale finanziario di prendere tempo ti consente di resistere. Infine, quando quello stesso grande capitale troverà il modo di accomodarsi con la destra rampante, sarai gettato nella pattumiera della storia. E non avrai capito nulla sul perché. Quello che segue è una analisi di un paragrafo specifico del libro di Giuseppe Provenzano, il nono del terzo capitolo. Si intitola Una generazione orfana del sogno europeo. L’analisi è organizzata in questo modo: ogni citazione del testo è seguita da una serie brevi frasi, che condividono tutte lo stesso soggetto, “Una generazione …”. La generazione è chiaramente quella di Provenzano. Lo scopo è tracciarne un dettagliato identikit. Buona lettura
«Appartengo a una generazione che si è formata politicamente, tra la fine degli anni novanta e l’inizio del nuovo millennio, nell’orizzonte «mitico» dell’Europa. A fare l’Erasmus, girare il continente con Ryanair, guadagnare i primi soldi in tasca in euro, era già una minoranza, però crescente; e il mito, l’orizzonte «politico», era buono per tutti: l’Europa – della democrazia, del modello sociale, dello sviluppo intelligente – era il nostro spazio di protagonismo nella globalizzazione, in cui far vivere nuove idee di giustizia e di libertà.»
- Una generazione che cresce e si forma dentro un «orizzonte mitico»: l’Europa (non l’Unione europea, che di mitico ha poco e niente).
- Una generazione che si sente europea prima che italiana, e che ha stili di vita europei, studia all’estero e viaggia low cost.
- Una generazione che cresce cibandosi della promessa europea: democrazia, sviluppo intelligente e sicurezza sociale (che non è altro che l’estensione a sud del modello dell’Europa centrale e scandinava, di cui sono tanto innamorati).
- Una generazione che vede nell’Europa il veicolo su cui sciogliere l’Italietta e con cui affrontare la sfida della globalizzazione.
«Era lo spazio in cui avrebbe dovuto formarsi un’élite cosmopolita, federalista, democratica – per come avevamo appreso da Bobbio l’«élitismo democratico».»
- Una generazione cosmopolita che si sente e autoelegge élite democratica di un popolo di evasori fiscali e parcheggiatori in doppia fila.
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«… a pochi chilometri dai nostri confini, sull’altra sponda dall’Adriatico, c’erano state guerre civili sanguinose, barbarie a cui ci opponemmo tardi e male.»
- Una generazione che ritiene che l’Europa, dall’alto della sua superiore civiltà, debba intervenire militarmente per motivi umanitari o per esportare civiltà e democrazia.
- Una generazione che dopo averlo ritenuto, lo fa anche.
«Pensavamo di risolvere il deficit democratico … con una Costituzione europea, ma sarebbe bastato lo spauracchio dell’idraulico polacco a impantanarla ai “referendum”».
- Una generazione che a causa del suo idealismo, elitismo, cosmopolitismo e illuminismo non riesce a comprendere le paure e preoccupazione di chi nella realtà deve sopportare il peso della reale Unione europea (e non la levità della mitica Europa).
«Pensavamo che i diritti fossero in espansione, addirittura su scala globale, a noi restava da riformare il modello sociale in senso universalistico. Una socialdemocrazia amica del mercato e della società aperta era l’approdo sicuro, sarebbe stata la sintesi di tutto questo.»
- Una generazione convinta di poter rimediare alle conseguenze dell’apertura dei mercati autoregolati senza dover intervenire regolando il mercato (ovvero inserendo elementi di chiusura).
- Una generazione convinta che la sintesi consista nella pretesa velleitaria di salvare capra (il mercato autoregolato e aperto) e cavoli (la protezione sociale).
«Sì, eravamo consapevoli delle storture della globalizzazione, ma proprio l’Europa sarebbe stata la risposta.»
- Una generazione convinta che ciò che non era possibile a un singolo stato sarebbe stato possibile all’Europa.
- Una generazione convinta l’Europa poteva essere la chiave per salvare capra (il mercato autoregolato, aperto, globalizzato) e cavoli (la protezione sociale).
- Una generazione ubbriaca del mito Europa incapace di vedere la realtà Unione europea.
«La mia generazione si è svegliata orfana del sogno europeo.»
- Una generazione a cui è stato sottratta la chiave per salvare capra (il mercato autoregolato, aperto, globalizzato) e cavoli (la protezione sociale).
- Una generazione a cui è stato posto il dilemma se salvare il sogno (l’Europa che pensava avrebbe permesso l’impossibile: salvare capra e cavoli) o aprire gli occhi davanti alla realtà. (E ha salvato il sogno)
«L’Europa che avrebbe dovuto “civilizzare” la globalizzazione si è rivelata uno strumento potente di accelerazione delle sue contraddizioni, riproducendo al suo interno, in forme talvolta estreme, quei fenomeni di dumping fiscale e sociale che si denunciavano su scala mondiale.»
- Una generazione che si è vista trasformare il sogno in incubo.
«Non si è avuto il coraggio di perseguire fino in fondo un’identità diversa, un diverso ruolo nel gioco globale, e via via l’Europa quel ruolo l’ha perso, diventando sempre più indifferente alle sorti del mondo.»
- Una generazione incapace di vedere le dure dinamiche reali interne alla Unione europea.
- Una generazione che non riesce a rinunciare al sogno (coraggio? è stata una questione di coraggio?).
«L’Europa ha così perso le sue ispirazioni più profonde, fino a vedere crescere più o meno dappertutto l’estrema destra: è l’«Europa anno zero» in cui tornano xenofobia, nazionalismi e autoritarismi.»
- Una generazione che categorizza qualsiasi forma di opposizione al progetto europeo come xenofobia, nazionalismo e autoritarismo.
- Una generazione convinta che la realtà sia compresa solamente in due opzioni: o la creazione di un super-stato europeo o il fascismo, la xenofobia, il nazionalismo e l’autoritarismo.
«Ma proprio per questo, coi giovani di ogni paese che come non mai l’hanno percorsa, abbiamo il dovere di capire che fare, di impegnarci per evitare la disgregazione dell’Europa e la deriva geopolitica dell’Italia. Rifondare l’Europa è il compito di una generazione, nella consapevolezza che per noi corrisponde anche a un interesse nazionale.»
- Una generazione convinta che esista una frattura generazionale tra i giovani, che conoscono, vivono, percorrono, vogliono l’Europa, e i vecchi, che invece si attardano e sono ancora legati nostalgicamente alla sola Italia del mondo di prima.
- Una generazione convinta che l’alternativa alla nascita di uno stato europeo sia la semplice disgregazione dell’Europa.
- Una generazione che non vede altra forma di convivenza pacifica e fruttuosa tra gli stati europei che non sia la cessione della sovranità a un’entità più ampia: il superstato europeo.
- Una generazione convinta che l’alternativa al completamento del processo di integrazione europea è la deriva geopolitica dell’Italia.
- Una generazione convinta che “interesse nazionale” per l’Italia non possa essere altro che il compimento del processo di integrazione europea (“interesse europeo”).
- Una generazione che, se recupera il concetto di sovranità e interesse, lo riesce a fare solo in una dimensione europea.
- Una generazione che proprio non riesce a svegliarsi.