di Sandro Arcais
Le recenti elezioni in Emilia Romagna erano elezioni regionali, e molto probabilmente gli emiliano-romagnoli hanno fatto bene a tenersi un ceto amministrativo che da anni assicura una qualità amministrativa tra le migliori in Italia. Eppure non possiamo nascondere l’evidenza che in Emilia-Romagna si è combattuta una battaglia che aveva come posta la conquista del governo del paese, se non il giorno dopo, sicuramente nel breve periodo. I nove punti che seguono riflettono velocemente da questo punto di vista sulle recenti regionali.

1. La competizione è stata tra due forze liberiste e autonomiste potenziate. La loro visione dell’assetto economico e dell’organizzazione dello stato italiano è nei dati di fondo la stessa.
2. Ciò che distingue le due forze è una diversa posizione nei confronti dell’Europa: il PD è per la continuazione della politica di cessione della sovranità a favore delle istituzioni sovranazionali europee, la Lega e il centrodestra per un maggiore peso della leva nazionale nei confronti delle leve europee. Il PD sta difendendo con tutte le forze il suo ruolo di rotella di trasmissione delle decisioni degli stati dell’abbozzo di nuovo impero carolingio del centro Europa. La Lega ha scelto con decisione di essere la rotella di trasmissione dell’impero anglossassone. Il PD guida l’Italia verso gli alleati sbagliati e perdenti. La Lega guida l’Italia verso la parte che uscirà vincente nel conflitto che contrappone l’anglosfera contro il centro europeo.
3. Il PD è il partito del progressismo dei diritti civili, delle frontiere aperte, della destrutturazione della famiglia tradizionale, del multiculturalismo, del cosmopolitismo, del globalismo. La Lega ha una posizione conservatrice e tradizionalista, è per la difesa della famiglia tradizionale, per una politica securitaria, per il controllo delle frontiere, per la difesa dell’identità culturale.
4. Il PD è il partito del 15-20% degli italiani che sono riusciti a inserirsi nel e a trarre guadagno dal dinamismo della globalizzazione e apertura dei mercati. Di fatto, rappresenta la parte più dinamica e competente del paese. Quella che si sa muovere negli spazi aperti della globalizzazione. Per ora, perché quella parte di italiani ha l’illusione e la presunzione di poter fare a meno di uno stato che sappia e possa difendere i suoi interessi nella competizione che da tempo si è aperta tra le economie e gli stati europei. Quel 15-20% di italiani non ha ancora capito nulla di quello che sta avvenendo in Europa e nel mondo. Vive ancora nei fittizi sepolcri imbiancati dei grandi ideali astratti dell’europeismo.
5. La Lega e il centrodestra rappresentano circa la metà del paese. Questa parte è unita dalla ricerca di protezione. Il pensionato, il piccolo e medio imprenditore, il libero professionista, l’operaio, l’abitante delle periferie abbandonate allo spaccio, al degrado, alla piccola violenza, l’abitante dei piccoli centri periferici, il risparmiatore. Qualche grande imprenditore e la grande finanza italiana che hanno capito di avere bisogno di uno stato che si faccia carico e protegga i loro interessi (da questo punto di vista, la vicenda del MES è emblematica). Questa parte ha aperto gli occhi, fosse solo per intuito o “di pelle”, sulle dinamiche che guidano il XXI secolo.
6. Siamo tra la padella e la brace, e non saremo noi a decidere quale delle due ci toccherà.
7. L’immediato futuro in Italia è della destra. È una perdita di tempo e di energie contrapporsi frontalmente e direttamente a questa dinamica. Le cose hanno una loro logica e una loro inesorabilità. Tragicamente sbagliato sarebbe cadere nell’errore di cedere alla tentazione (o coazione a ripetere) di partecipare a un’operazione stile Macron di fronte contro le destre (“fasciste”, “razziste”, “xenofobe”, ecc.). La Lega non è fascista. Almeno non lo è più del PD. Entrambi sono liberali ottocenteschi: il PD è elitario (il governo degli esperti e degli “studiati”), la Lega è più scaltra, più popolare, più realista, e usa il bisogno di protezione delle masse popolari per sopravanzare l’avversario.
8. Più produttivo sarà lavorare pazientemente alla tessitura di una rete di relazioni per contribuire alla costruzione di un soggetto che dovrà dare una risposta alla richiesta di protezione che la Lega oggi promette di soddisfare, ma che alla lunga non sarà in grado di soddisfare, per tutta una serie di ragioni culturali, politiche e di reale rappresentanza sociale che la determinano.
9. Infine concedetemi una riflessione “complottista”.
Anni fa ho partecipato a un corso che aveva come oggetto il teatro invisibile. Consisteva in questo: il primo giorno una serie di pratiche di scioglimento; il secondo giorno la preparazione di una “scenetta”; il terzo giorno la messa in scena della “scenetta” in un luogo pubblico, nello specifico un centro commerciale cittadino. La “scenetta” consisteva in una discussione animata su una qualche tematica che non ricordo più, comunque qualcosa che coinvolgeva i presenti. Il luogo preciso era un bar all’interno del centro commerciale in un’ora di punta. Noi eravamo divisi secondo alcuni compiti: gli attori che inscenavano la discussione animata, alcuni che fingevano di essere avventori seduti ai tavolini e che avevano il compito di intervenire e prendere posizione nella discussione, alcuni che invece avevano il compito di osservare e basta e infine alcuni che dovevano controllare le reazioni delle persone ignare. Io dovevo tenere sotto controllo il personale del bar e intervenire per porre fine alla “rappresentazione” nel momento in cui avesse dato segni di nervosismo e di voler intervenire in qualche modo.
La rappresentazione è partita ed è stato incredibile come le persone si sono “lasciate” coinvolgere nella discussione. Siccome il “copione” prevedeva che i toni della discussione si alzassero progressivamente, a un certo punto molti presenti sono stati attirati da quello che accadeva, secondo diverse intensità. Quando i toni hanno raggiunto un certo livello, il personale del bar ha deciso di chiamare la sicurezza. A quel punto io sono intervenuto come previsto per interrompere la “rappresentazione”. Gli attori della discussione si sono subito dispersi per il centro commerciale, e gli attori “avventori” che erano rimasti passivi sono rimasti seduti per osservare l’arrivo della sicurezza e quello che sarebbe accaduto.
Cosa voglio dimostrare con questa esperienza? Una verità semplice a cui dovremmo il prima possibile abituarci: siamo esseri facilmente manipolabili. Un manipolo di attoruncoli di quarta categoria con sufficiente faccia tosta può manipolare il comportamento delle persone e portarli a reagire secondo copione a loro completa insaputa. Non è complottismo. È la semplice verità. E come l’abbiamo potuto fare noi, gente più scaltra e organizzata lo può fare come e quando vuole e con risultati di ben altra portata.
Quindi se lego le sardine a Soros non sto facendo del complottismo, ma mi sto riferendo a un dato di fatto. La tecnica del teatro invisibile è stata utilizzata in Emilia Romagna a livello industriale. La usano ogni giorno quotidianamente. Quale sia stato il suo ruolo nella vittoria della coalizione a guida pd, non saprei dire. Ma sicuramente aveva uno scopo e ha avuto un ruolo non tanto direttamente politico quanto psicologico: ha tonificato e mobilitato un elettorato demoralizzato e impaurito dalle tante sconfitte e dalla visione delle barbare truppe nemiche che si avvicinavano sempre più minacciosamente alle mura dell’ultima roccaforte. Prendere alla lettera gli elettori intervistati dalla SWG all’indomani del voto quando affermano, solamente 3 su cento, che si sono decisi a votare a seguito della mobilitazione delle sardine, significa credere a un consumatore che afferma che nella sua decisione di indebitarsi in questo periodo di crisi per cambiare l’automobile non abbia avuto alcun ruolo la pubblicità. Una convinzione simile è miele per le mosche delle agenzie pubblicitarie.